La versione
NESCIRE QVID ANTE QVAM NATUS SIS ACCIDERIT,
ID EST SEMPER ESSE PVERVM
Nec vero dialecticis modo sit instructus orator, sed habeat omnes philosophiae
notos et tractatos locos. Nihil enim de religione, nihil de morte, nihil
de pietate, nihil de caritate patriae, nihil de bonis rebus aut malis, nihil
de virtutibus aut vitiis, nihil de officiis, nihil de dolore, nihil de voluptate,
nihil de perturbationibus animi et erroribus - quae saepe cadunt in causas,
sed ieiunius aguntur - nihil, inquam, sine ea scientia, quam dixi, graviter,
ample, copiose dici et explicari potest.
De materia loquor orationis etiam nunc, non de ipso genere dicendi; volo
enim prius habeat orator rem, de qua dicat, dignam auribus eruditis, quam
cogitet quibus verbis quidque dicat aut quo modo. Quem etiam, quo grandior
sit et quodam modo excelsior, ne physicorum quidem esse ignarum volo. Omnia
profecto, cum se a caelestibus rebus referet ad humanas, excelsius magnificentiusque et dicet et sentiet.
Cumque illa divina cognoverit, nolo ignoret ne haec quidem humana. Ius civile
teneat, quo egent causae forenses cotidie; quid est enim turpius quam legitimarum
et civilium controversiarum patrocinia suscipere, cum sis legum et civilis
iuris ignarus? Cognoscat etiam rerum gestarum et memoriae veteris ordinem,
maxime scilicet nostrae civitatis, sed etiam imperiosorum populorum et regum
illustrium. Nescire autem quid ante quam natus sis acciderit, id est semper
esse puerum. Quid enim est aetas hominis, nisi ea memoria rerum veterum
cum superiorum aetate contexitur? Commemoratio autem antiquitatis exemplorumque
prolatio summa cum delectatione et auctoritatem orationi affert et fidem.
TRADUZIONE
Ignorare che cosa sia accaduto prima della nostra nascita significa restare sempre bambini. E invero l'oratore non sia solo ben preparato nella dialettica, ma conosca anche a fondo, nella teoria e nella pratica, tutti i punti fondamentali della filosofia. Infatti nulla della religione, nulla della morte, nulla della pietà, nulla dell'amor di patria, nulla del bene e del male, nulla della virtù o dei vizi, nulla dei doveri, nulla del dolore, nulla del piacere, nulla dei turbamenti e dei traviamenti dell'animo - concetti che spesso si adattano bene ai processi, ma che vengono trattati piuttosto succintamente - nulla, dico, di tutto questo senza quella scienza che ho appena ricordato si può esporre e spiegare con profondità, ricchezza e ampiezza di argomentazioni. Ancora tratto della materia del discorso, non proprio dello stile oratorio; voglio infatti che l'oratore possieda l'argomento di cui deve parlare, degno di un colto uditorio, prima di pensare con quali parole e in quale maniera esprorre ciascuno di essi. Voglio anche che egli, per essere più solenne e in certo qual modo più sublime, non ignori neppure la fisica. Senza alcun dubbio, quando dalle cose celesti si rivolgerà a quelle umane, si esprimerà e penserà in modo più elevato e più splendido. E, avendo conosciuto le cose divine, non vorrei neppure che ignorasse quelle umane. Possieda il diritto civile, di cui hanno bisogno ogni giorno le cause del foro; che cosa c'è infatti di più indegno che assumere la difesa di cause legali e civili, ignorando le leggi e il diritto civile? Conosca anche la serie cronologica degli eventi del passato e delle antiche memorie, principalmente quelle della nostra città, ma anche quelle delle nazioni potenti e dei re famosi. In realtà ignorare che cosa sia accaduto prima della nostra nascita significa restare sempre bambini. Che cos'è infatti la vita dell'uomo se essa non si connette con quella dei suoi antenati attraverso il ricordo di ciò che è stato? La rievocazione dei tempi antichi e la citazione degli esempi conferisce all'orazione oltre che grande diletto anche prestigio e attendibilità.