La Versione della XLI edizione del Certamen Ciceronianum Arpinas
La versione e la traduzione della 41ª edizione del Certamen Ciceronianum Arpinas
De Graecae eloquentiae exordiis
Laudare igitur eloquentiam et quanta vis sit eius expromere quantamque eis, qui sint eam consecuti, dignitatem afferat, neque propositum nobis est hoc loco neque necessarium. Hoc vero sine ulla dubitatione confirmaverim, sive illa arte pariatur aliqua sive exercitatione quadam sive natura, rem unam esse omnium difficillumam. Quibus enim ex quinque rebus constare dicitur, earum una quaeque est ars ipsa magna per sese. Quare quinque artium concursus maxumarum quantam vim quantamque difficultatem habeat existimari potest.
Testis est Graecia, quae cum eloquentiae studio sit incensa iamdiuque excellat in ea praestetque ceteris, tamen omnis artes vetustiores habet et multo ante non inventas solum, sed etiam perfectas, quam haec est a Graecis elaborata dicendi vis atque copia. In quam cum intueor, maxime mihi occurrunt, Attice, et quasi lucent Athenae tuae, qua in urbe primum se orator extulit primumque etiam monumentis et litteris oratio est coepta mandari.
Tamen ante Periclem, cuius scripta quaedam feruntur, et Thucydidem, qui non nascentibus Athenis sed iam adultis fuerunt, littera nulla est, quae quidem ornatum aliquem habeat et oratoris esse videatur. Quamquam opinio est et eum, qui multis annis ante hos fuerit, Pisistratum et paulo seniorem etiam Solonem posteaque Clisthenem multum, ut temporibus illis, valuisse dicendo.
(Brutus I, 25-27)
Le origini dell’eloquenza greca
Ebbene, lodare l’eloquenza e mostrare quanta sia la sua forza e quanta dignità essa conferisca a quelli che l’abbiano raggiunta non è il nostro obiettivo in questa sede e non è neppure necessario. Questo potrei però affermare senza esitazione, che, sia che la si ottenga con una qualche tecnica, sia con un certo esercizio, sia per un talento naturale, si tratta sempre della cosa più difficile di tutte. E infatti, delle cinque parti delle quali si dice che essa consti, ciascuna è essa stessa una grande arte di per sé. Per questo si può capire quanta forza e quanta difficoltà comporti il concorso di cinque grandissime arti. Ne dà testimonianza la Grecia, che, per quanto sia stata infiammata dalla passione per l’eloquenza e già da molto tempo eccella in essa e superi le altre nazioni, tuttavia da più antica data possiede le rimanenti arti, che non furono soltanto scoperte, ma anche portate alla perfezione molto tempo prima che venisse elaborata dai Greci la vigorosa e faconda capacità di parlare. Quando penso ad essa, mi viene soprattutto alla mente, o Attico, e quasi brilla la tua Atene, la città in cui per la prima volta sorse un oratore e dove per la prima volta si cominciò ad affidare un’orazione alla memoria della scrittura. Tuttavia prima di Pericle, di cui ci sono rimasti alcuni scritti, e di Tucidide, che appartengono non all’infanzia della città ma alla sua maturità, non c’è alcuno scritto che abbia un qualche ornamento e sembri l’opera di un vero oratore. Ciononostante, è opinione diffusa che – per quei tempi – siano stati valenti oratori Pisistrato, che visse molti anni prima di costoro, e anche Solone, di poco più vecchio, e successivamente Clistene.